9. Il Ballo

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Netherfield era magnifica.

Le luci del giardino illuminavano l'intera facciata della casa, riflettendo un chiarore dorato sulle fini decorazioni di marmo. Sulle scalinate, il luccichio di piccole candele rotonde guidava gli ospiti fino all'ingresso della villa. Nell'aria, il profumo delle gardenie.

All'interno, dove prevalevano le tonalità dell'oro, lo sfarzo e la perfezione risultavano più evidenti. Ogni dettaglio era accuratamente studiato per fondersi con l'altro e creare una meravigliosa alchimia, mentre la miriade di maschere che celavano i volti degli invitati, dava quel tocco di mistero che contribuiva a rendere l'atmosfera di quella serata dannatamente intrigante.

Non potei fare a meno di guardarmi intorno incantata. Ero già stata in quella casa, ci avevo addirittura vissuto per alcuni giorni, eppure ogni cosa sembrava diversa, quasi magica, ed ebbi quasi la sensazione di essere tornata indietro di secoli, circondata da dame e gentiluomini di altri tempi che volteggiavano nella turbinosa melodia di un valzer.

«Wow!», esclamò Kitty, entrando col naso alzato nell'enorme salone già affollato.

«Allora sono questi i balli dell'alta società», commentò Lidya sospirando estasiata.

Anche mia madre rimase molto colpita da tanto splendore, restando forse per la prima volta senza parole, e persino Mary dovette ammettere che, quello che aveva davanti agli occhi, era uno spettacolo a cui difficilmente avrebbe potuto assistere ancora.

«Oh, non è niente di speciale», disse Caroline con falsa modestia. «Avrei potuto fare di meglio con più tempo a disposizione».

Era stata proprio lei ad accoglierci all'entrata, avvolta da un meraviglioso vestito verde-oro scollatissimo e lungo fino a terra. Dovevo ammettere che era splendida.

«È così di classe!», esclamò mia madre. «C'è persino l'orchestra!».

«È solo un quartetto di archi», precisò la ragazza, non mancando di farle notare il suo grosso-lano errore. «E ovviamente si alternerà con il dj. Non vorrei che qualcuno si annoiasse». Lanciò un'occhiata allusiva alle gemelle.

E mentre la simpatica padrona di casa si metteva in mostra continuando a parlare di come aveva organizzato la serata, io approfittai della distrazione generale e mi allontanai, non vista, dalla mia famiglia e dal mio scomodo accompagnatore. Sgattaiolai verso l'altro lato della sala e, avanzando tra gli invitati, scrutai il volto di ognuno cercando due profondi occhi verdi.

Non avevo nutrito il minimo dubbio sulla presenza di Joe a Netherfield fino a quel momento. Avevo dato per scontato che lui ci sarebbe stato e avevo passato l'intero pomeriggio a pensare al nostro incontro e a come avrei potuto far colpo su di lui. Avevo persino messo più cura del solito nel truccarmi cercando, per una volta, di prendere ad esempio la meticolosità e la bravura che dimostrava Lidya in quel piccolo rituale femminile col solo pensiero di essere abbastanza bella ai suoi occhi. Adesso però, man mano che mi facevo largo tra la folla, cominciava a insinuarsi in me il sospetto che Joe avesse deciso di non venire affatto, proprio per evitare Darcy. O, peggio ancora, che fosse stato lo stesso Darcy a chiedere a Charlie di annullare l'invito che gli aveva fatto.

A quel pensiero, sentii lo stomaco contorcersi: se davvero le cose erano andate così, William me l'avrebbe pagata cara!

«Lizzy!».

Mi voltai udendo, tra le altre, la voce di Charlotte.

«Ho visto gli altri e all'inizio ho pensato che non fossi venuta», disse abbracciandomi. «Poi Arthur mi ha detto che te l'eri svignata con molta maleducazione».

«Cercavo Joe», dissi ignorando il commento fatto da Arthur. «Lo hai visto?».

«Veramente no, ma ho visto Lidya con quel ragazzo... Denny. Potresti provare a chiedere a lui».

In effetti, Denny avrebbe potuto saperlo: sarebbero dovuti venire insieme alla festa. E se c'era lui doveva esserci per forza anche Joe. Magari stava anche lui cercando me e ci rincorrevamo l'un l'altra senza trovarci. Sorrisi a quell'eventualità, era una scenetta simpatica dopotutto! Ma quando lo raggiunsi insieme a Charlotte, lui confermò tutti i miei timori.

«Ha detto che aveva delle cose urgenti da sistemare», disse con un'alzata di spalle. «Ma immagino che non sarebbero state tanto importanti se non avesse voluto evitare qualcuno», aggiunse con uno sguardo allusivo.

"Dannato Darcy!", imprecai mentalmente. "È tutta colpa sua!"

Cercando di non apparire troppo delusa, ringraziai Denny e, afferrando la mano di Charlotte, mi allontanai furiosa. Perfetto, era tutto rovinato!

«Lizzy, attenta!». Charlotte mi diede uno strattone e mi fermò, appena in tempo per evitare che sbattessi contro "un qualcuno" che mi era sbucato davanti all'improvviso. Alzai gli occhi lentamente, trovandomi a fissare proprio quelli di William. Li riconobbi subito, nonostante la maschera che indossava.

Lui mi sorrise.

«Dovresti stare più attenta», disse. «Potresti farti male».

Lo fissai come a volergli dar fuoco con il solo potere dello sguardo.

«Dove stavi andando così di fretta?», chiese ancora, non avendo ottenuto risposta.

«Non sono certo affari tuoi!», sbottai inviperita. Non ci riuscivo. Essere cortese con quel ragazzo mi era del tutto impossibile.

William esitò. «Perdonami. Non volevo essere inopportuno».

Accigliai lo sguardo. Si era appena scusato con me? Oh, ma non mi bastava! Avrebbe avuto molto altro di cui scusarsi quello lì. Accennai una smorfia che avrebbe dovuto sembrare un sorriso e mi allontanai, portando con me sia Charlotte che il mio umore nero.

«Vuoi dirmi che ti prende?», mi chiese lei appena mi fermai. Era confusa.

«Non lo sopporto», esclamai abbassando le spalle sconfortata.

«Che ha fatto stavolta?».

«Non lo immagineresti mai!», e le confidai ogni cosa, compreso i sentimenti che cominciavo a provare per Joe.

Charlotte mi ascoltò con calma, senza mai interrompermi.

«Certo che se tutto questo fosse vero, sarebbe davvero molto grave», disse quando ebbi finito. «E capisco tutta la frustrazione che ti ha procurato l'assenza di Joe, ma tu vuoi davvero farti rovinare così la serata? Siamo a una festa e non a una festa qualunque; non puoi startene tutto il tempo a rimuginare su queste cose».

Rimasi in silenzio per qualche secondo. Charlotte aveva ragione: non potevo permettere a Darcy di ottenere anche questa vittoria.

«D'accordo», dissi. «Rimandiamo tutto, non è il momento per essere arrabbiati».

«Perfetto! E adesso dimmi... cos'è questa storia di Arthur?».

Scoppiai a ridere e ci misi un po' prima di riuscire a risponderle.

«Credo sia uscito fuori di testa», dissi. «Si è offerto di farmi da cavaliere stasera».

«Scherzi?».

«Per niente! E mi ha anche estorto due balli».

«Credi che abbia in mente qualcosa?».

«Oh, certo che ha in mente qualcosa! Vuole avere la possibilità di mettermi in imbarazzo pubblicamente e rovinarmi la serata. Ma sai che ti dico? Non credo proprio che possa andare peggio di così», dissi continuando a ridere. Tanto valeva prendere tutto con ironia.

Proprio in quel momento, la voce di Arthur ci raggiunse alle spalle.

«Elizabeth!», esclamò leggermente irritato. «Posso sapere perché sei scappata via in quel modo?».

«Avevo bisogno di trovare Charlotte», risposi scrollando le spalle. «Se avessi saputo che an-che lei sarebbe venuta a cercarmi non mi sarei mai allontanata», mentii.

«Ah», esclamò lui, spiazzato dalla semplicità di quella risposta. «Di là hanno cominciato a ballare. Vieni?».

Rivolsi a Charlotte uno sguardo tra il divertito e il terrorizzato.

«Trova il modo per salvarmi!», le sussurrai prima che lui mi portasse via.

Come mi ero aspettata, ballare con Arthur si rivelò una vera tortura. Mi pestò i piedi almeno mille volte e mi teneva così stretta che quasi non mi faceva respirare, mentre si muoveva con passi goffi e pomposi al tempo stesso. Inciampò diverse volte nel mio vestito, e io mi chiesi per quale motivo aveva tanto insistito a ballare con me se non ne era assolutamente capace. Era soffocante e ridicolo; ormai ne ero certa: Arthur stava solo cercando di mortificarmi e, a giudicare dal sorriso sornione che aveva stampato sulla faccia, si divertiva anche parecchio. E fu un enorme sollievo quando, esaudendo la preghiera che le avevo rivolto qualche minuto prima, Charlotte mi rapì al mio cavaliere inventandosi una scusa.

Ma non riuscimmo a fare tre passi che mi ritrovai di nuovo William davanti. Ci fissammo entrambi per qualche istante, senza parlare.

«Balleresti con me?», mi chiese in un soffio. Lo guardai stupita e, inaspettatamente gli risposi di sì.

Forse fu più che altro la sorpresa a farmi dare quella risposta, ma sta di fatto che proprio non riuscii a dirgli di no, come invece avrei voluto. William fece un leggero cenno col capo.

«Allora, appena ricomincerà la musica», disse allontanandosi.

«Oh santa cioccolata!», esclamai portandomi una mano a coprirmi la bocca. «Che cos'ho fatto?».

Charlotte iniziò a ridere, vedendo la disperazione sul mio volto.

«Non sarà certo la fine del mondo», disse cercando di consolarmi; in realtà sapeva più di presa in giro. «Magari ti piacerà anche, ballare con lui».

La guardai terrorizzata. «Dio me ne scampi e liberi! Sarebbe una tragedia enorme, visto che ho deciso di odiarlo!».

Ma quando gli archi ricominciarono a vibrare e William si ripresentò a reclamare la sua dama, Charlotte non resistette a farmi un'ultima raccomandazione.

«Non permettere al rancore di renderti cieca», mi sussurrò.

Seguii William fino al centro della pista, tremendamente imbarazzata. Trovarmi così vicino a lui era talmente strano! Mi chiesi cosa l'avesse spinto a decidere di invitarmi a ballare: a malapena ci eravamo rivolti la parola e io ero stata acida tutte le volte. Ero sorpresa, ecco! Così come lo erano anche gli altri che ci vedevano insieme... mi sentivo addosso gli occhi di tutti.

William prese con delicatezza la mia mano destra e, lieve, posò la sua sul mio fianco. Quel tocco mi provocò un fremito inaspettato e arrossii violentemente mentre, più imbarazzata che mai, mi lasciavo guidare nella delicata melodia.

"Così non va bene", mi rimproverai mentalmente. "È William Darcy che hai di fronte. Perché reagisci così?"

«Sei sempre così formale?», gli chiesi nel tentativo di spezzare quel fastidioso silenzio che c'era tra noi.

William mi rivolse uno sguardo incerto.

«Sai, è educato rispondere quando qualcuno ti chiede qualcosa», aggiunsi pungente.

Lui sorrise.

«Direi qualsiasi cosa possa farti piacere», sussurrò.

Lo guardai disorientata... mi stava prendendo in giro?

«È... è davvero una bella festa», dissi cercando di nascondere il mio stupore. «Sicuramente niente a che vedere con certe feste dozzinali e prive di attrattiva».

William mi guardò perplesso. Sapevo che aveva colto il mio poco velato riferimento al suo commento alla festa di Charlotte e sorrisi soddisfatta che il colpo fosse andato a segno.

«In effetti, sì», rispose William senza scomporsi. «Caroline è brava in queste cose».

Fece una pausa.

«È tua abitudine parlare mentre balli con qualcuno?».

«Non proprio, ma a volte è interessante poter scambiare due parole. Anche se per i gusti di qualcuno la conversazione dovrebbe svolgersi in modo da evitare il più possibile il disturbo di parlare».

«Ti riferisci a te o a me?», chiese lui con un sorriso malizioso.

«Ti senti preso in causa?».

William rise divertito.

«Perché mi hai chiesto di ballare?».

«Me lo dovevi».

Aggrottai la fronte senza capire.

«Hai perso la corsa a cavallo», spiegò lui. Io lo guardai incredula.

«Mi sembra che fosse stata invalidata».

«Tecnicamente. Ma io ti ho salvata e ora reclamo il mio premio».

La mia incredulità si trasformò in sdegno e dovetti mordermi le labbra per non dirgliene di tutti i colori. Come diavolo si permetteva?

«Piuttosto, tu perché hai accettato?».

«Perché ballare mi piace, anche se il cavaliere è appena passabile», gli risposi tagliente. L'angolo della mia bocca si alzò in un mezzo sorriso mentre sul suo viso si alternavano sorpresa e incertezza... questa non se l'era proprio aspettata!

«Vai spesso a Meryton?», chiese cambiando completamente discorso e glissando sul mio commento. Fu una mossa inaspettata, ma capii che era proprio lì che potevo davvero recupera-re su di lui.

«A volte. Quando è estate, diventa più movimentata. Ci sono molti turisti e qualche volta si conosce gente nuova. Come il ragazzo che era con noi al centro commerciale...», risposi non la-sciandomi scappare l'occasione per provocarlo.

William serrò subito la mascella e il suo sguardo s'incupì. Tutto lo sdegno che provava in quel momento si mostrò sul suo volto con un'ombra scura, mentre una rabbia repressa a stento inva-deva i suoi occhi.

Sorrisi di nuovo, soddisfatta: avevo appena segnato un altro punto. Dio, quanto godevo!

«Joe è sicuramente bravo a fare nuove amicizie», disse sprezzante dopo aver recuperato la calma sufficiente. «Non so quanto sia capace di mantenerle, però»,

«Ha avuto la sfortuna di perdere la tua, a quanto pare», replicai allora, istigata ancora una volta dal suo tono.

William non rispose, ma serrò di nuovo la mascella con forza, lo sguardo furente.

«Una volta hai detto che non riesci a dimenticare le offese... che non riesci a perdonare...», incalzai nuovamente: ormai ero in gioco, tanto valeva continuare. «Non ti lasci mai ingannare dal pregiudizio?».

«Dove vuoi arrivare Lizzy?».

«Sto solo cercando di capirti», risposi con sguardo di sfida.

«E qual è il risultato?».

«Che non faccio alcun progresso. Sento dire talmente tante cose diverse sul tuo conto che mi confondono».

«Ne sono certo», disse lui freddamente. «Ma spero che non sceglierai di dar retta alle cose peggiori».

Quella frase mi colpì. Incrociai quello sguardo gelido e mi morsi nervosamente le labbra. C'era malinconia in quegli occhi, e dolore. Tutta la sfacciataggine che avevo dimostrato fino a quel momento sparì di colpo e non fui più in grado di dir niente.

«Perdonami se ti ho importunato», disse ancora e, senza darmi il tempo di replicare, andò via lasciandomi sola al centro nella pista.

"Dannazione!", imprecai tra me. Non era affatto andata come mi ero aspettata. Avevo avuto intenzione di punzecchiarlo, fargliela pagare in qualche modo, ma quel gioco mi si era completamente ritorto contro. In lui non avevo trovato solo irritazione o rabbia. C'era stata tristezza, e delusione soprattutto... delusione verso di me.

Dannazione! Dannazione! Dannazione!

«Allora, hai conosciuto George Wickham!», esclamò, alle mie spalle, una voce carica di di-sprezzo.

Girai il viso di scatto per ritrovarmi davanti una Caroline che mi fissava con l'espressione quasi schifata. Sospirai frustrata: ci mancava solo lei in quel momento.

«E con questo?», chiesi visibilmente seccata.

«È stata Jane a parlarmene. Mi ha fatto mille domande su di lui e dirò a te la stessa cosa che ho detto a lei: non fidarti di qualsiasi cosa ti abbia raccontato».

«E perché non dovrei?».

«William non si è mai comportato male con lui, anzi, lo ha sempre trattato con rispetto ed è stato ripagato in modo meschino. Non conosco bene tutta la storia, ma quello che ti posso assicurare è che Will non ha alcun torto, che di George non vuole nemmeno sentir parlare e che è stato ben contento di scoprire che non è venuto alla festa».

«Caroline, non offenderti», dissi riuscendo a stento a trattenermi, «ma non credo che questi siano affari che ti riguardino».

La ragazza sorrise divertita.

«Scusa se mi sono intromessa. Volevo solo darti un consiglio da amica», disse accentuando l'ultima parola e allontanandosi con l'espressione più che soddisfatta.

«Vipera!», esclamai sottovoce. Dovevo assolutamente cercare mia sorella; almeno lei doveva darmi qualche buona notizia.

Quando la trovai, Jane mi accolse con un sorriso radioso che mi fece subito capire quanto la sua serata stesse andando meravigliosamente. Una fitta d'invidia mi colpì: anche per me avrebbe potuto essere una serata meravigliosa se solo Joe fosse stato lì.

«Allora? Cosa ti ha detto Charlie?», le chiesi portandola in disparte.

«In realtà niente di preciso», ammise Jane. «Charlie non conosce bene la storia né tantomeno il motivo della rottura della loro amicizia, ma su una cosa è stato categorico: secondo lui, William è un ragazzo onesto e un amico sincero, e se si è comportato in quel modo con Joe è solo perché quel ragazzo ha combinato davvero qualcosa di grave».

Ero incredula e avvilita. Possibile che dessero tutti ragione a quello spocchioso?

«Mi spiace Lizzy», disse ancora vedendo la mia reazione.

«Ma Charlie lo ha mai conosciuto?».

«No. Lo ha visto per la prima volta quella mattina».

«Quindi sa soltanto quello che gli ha detto William», costatai pensierosa. «Non fraintendermi Jane... Charlie ha difeso il suo amico e questo era ovvio e anche giusto ma, come hai ammesso anche tu, non conosce bene la storia e si è basato più che altro su quello che gli ha raccontato William. Non mi basta... Mi spiace, ma continuerò a pensarla a modo mio».

«Vedrai che prima o poi scoprirai qual è la verità», cercò di rassicurarmi lei.

«La conosco già la verità, Jane. Devo solo trovare un modo per dimostrarla».

Cercai di passare il resto della serata evitando in qualsiasi modo possibile di lasciarmi condizionare da quella storia. Raggiunsi di nuovo Charlotte, con la sola intenzione di distrarmi, ma la prima cosa che fece appena mi vide fu chiedermi di Darcy.

Sospirai. «Ho solo avuto l'ennesima dimostrazione di quanto quel ragazzo possa essere irritante, tutto qui».

Charlotte rimase delusa dalla mia risposta e non esitò a dirmi che, se solo avessi dato a William una possibilità, probabilmente mi sarebbe anche piaciuto. Evitai di risponderle per risparmiarmi altre polemiche. Possibile che persino lei fosse succube del suo fascino? Proprio non riuscivo a farmene una ragione...

Il resto del tempo passò all'insegna della noia. Arthur continuò a starmi appiccicato in modo asfissiante, giusto per rendere la serata ancora più terribile, ma il culmine arrivò quando venne aperto il buffet e più precisamente quando, cercando di svincolarmi di nuovo da quella piattola, mi trovai a cogliere alcune parole di una conversazione tra mia madre e la signora Lucas. Le mie guance si infiammarono di colpo quando mi resi conto di cosa stessero parlando.

Mia madre era partita spedita nel raccontare quanto Charlie si stesse dimostrando interessato a Jane. Aveva parlato di tutte le attenzioni che aveva avuto per la figlia durante il tempo trascorso a Netherfield e di tutte quelle che continuava ad avere anche adesso, delle telefonate che le faceva quasi tutti i giorni e della predilezione che anche Caroline sembrava avere nei confronti di Jane, dando per certa e scontata una relazione tra lei e Charlie.

«E vedrai che presto si fidanzeranno!», diceva convinta, senza preoccuparsi che qualcun altro potesse sentirla, accecata dal prestigio che avrebbe potuto darle un legame con una famiglia così ricca. «Ormai quel ragazzo è completamente innamorato».

Mi irritò. E molto. A prescindere da qualsiasi cosa stesse davvero accadendo tra Charlie e mia sorella. Tentai di zittirla o quantomeno di farle abbassare la voce, ma ogni mio rimprovero o protesta fu completamente

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